Open data… Linked open data
I sistemi digitali non sempre sono in grado di valorizzare pienamente la conoscenza che hanno acquisito. Mancano ancora degli elementi: la capacità di scambiare dati e metadati, migliorare i livelli di qualità, collegare i dati tra loro.
Per Open data si intende la pubblicazione di dati pubblici non personali, relativi ad un particolare dominio da parte di una organizzazione in modo che possano essere interpretati ed utilizzati da utenti e da computer. Con il termine Linked Open data si aggiunge il concetto della interoperabilità semantica di tali dati, associabili e integrabili anche tra domini e organizzazioni diverse.
Con l’Open data nascono nuovi servizi, per organizzazioni e imprese, basati sui dati utili e riusabili, pubblicati e catalogati, che offrono agli utenti interessanti spunti creativi di analisi e di studio.
L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico OECD pubblica annualmente il posizionamento dei Paesi secondo l'indice OUR sull'Open Government, spronando verso il continuo miglioramento.
I dati aperti mettono in connessione il mondo reale delle informazioni con gli utenti attraverso i sitemi informativi. I dati resi in rete, quelli privati agli individui e quelli pubblici alla comunità, danno un’immagine di trasparenza ed efficienza. Il mondo reale, i sistemi e gli utenti possono essere mediati da varie soluzioni organizzative di raccordo (v. “Data quality e Open data”, Convegno AICA, Torino 2011).
Dati interni divengono esterni e dati che in passato rimanevano inutilizzati possono offrire, anche a studiosi e semplici cittadini, nuove opportunità di conoscenza di fenomeni di interesse pubblico: ambiente, salute, mobilità, traffico, inquinamento, turismo, vita cittadina, ecc.: la pratica dell’Open data, che comunque deve rispettare la privacy e la cybersecurity, fa aumentare un senso di trasparenza e partecipazione, credibilità e vicinanza degli organi istituzionali alle persone e gli utenti possono contribuire essi stessi a creare nuovi dati e nuove informazioni.
Probabilmente in futuro le tecnologie Cloud potranno avere un ruolo essenziale nella conservazione, diffusione e utilizzazione dei dati pubblici, accessibili da vari device e connettendo i diversi sistemi informativi più interoperabili.
In tale prospettiva, del tipo Daas (Data as a services), si potrà disporre di un maggior numero dati certi e tempestivi, ripristinabili all’occorrenza, con garanzie di rispetto della riservatezza, consentendo ulteriori conoscenze specifiche e possibilità elaborative in outsourcing.
Sul tema sono in via di sviluppo iniziative per mettere a punto una strategia intersettoriale che possa portare ad un coordinamento standardizzato delle iniziative di Open data, garantendo innanzi tutto che i dati aperti siano di elevata qualità. Saranno disponibili in futuro nuovi standard per regolamentare sia aspetti tecnici che organizzativi, da un punto di vista interno all’impresa/organizzazione “Enterprise” e da un punto di vista esterno riguardante un quadro globale “Cross-Enterprise”. Se ne possono citare alcuni emersi in recenti eventi congressuali come l’”International Open Data Day Italia 2013”.
Nel complesso i risultati attesi dalle pubblicazioni di dati aperti possono essere meglio conseguiti se si accompagna l’Open data con tutti gli accorgimenti possibili per agevolare una comunicazione chiara, ad esempio:
- - utilizzare interfacce web altamente usabili che presentino i dati in modo comprensibile e aperto;
- - ricorrere ove possibile a visualizzazioni grafiche;
- - verificare prima della pubblicazione dei dati la loro qualità secondo modelli standard riconosciuti;
- - descrivere i dati con dizionari esplicativi;
- - pubblicare i dati seguendo concetti statistici elementari;
- divulgare le fonti esplicite utilizzate e eventualmente quelle mancanti e connesse logicamente;
- indicare se i dati, in particolare se relativi a importi economici, sono:
-- annuali o mensili (se annuali di quale anno);
-- medi (con o meno l’eliminazione di “outlier” con valori minimi e valori massimi);
-- mediani, in percentili o modali (che non risentono di casi estremi);
-- netti o lordi d’imposta;
-- relativi a dati relativi a modulistica (es. dichiarazioni nel caso di dati fiscali) o cumulativi per persona (dati persona-centrici).
Si parla inoltre di Linked Open data quando i dati pubblicati con appositi metadati sono integrati, collegati ed arricchiti di significato, così che anche nomi diversi che rappresentano la stessa cosa possono essere associati e “linkati”. Si va così verso lo studio semantico di modelli, vocabolari, ontologie, formati standard, ecc., verso il Semantic Web.
L’approccio dell’Open data può essere visto come la punta di una piramide alla cui base si situa una politica di Open Government e IT Governance.
Il tema è particolarmente attuale come evidenziato dalle Linee guida del sito istituzionale Dati.gov.it.
L'art. 52 del CAD riguardante il monitoraggio della qualità dei dati aperti, in linea con la direttiva europea del Public Sector Information, costituisce un ulteriore tassello del Piano triennale digitale che orienta fortemente le PA nel considerare i dati come asset.
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